FASE 2 CORONAVIRUS: GESTIRE LE EMOZIONI CONTRASTANTI E REAGIRE

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La tanto attesa ‘Fase 2’ dell’epidemia Coronavirus è cominciata. Con il 18 Maggio si sono allentate le misure di lockdown che ci hanno tenuti in casa per 10 settimane. Abbiamo resistito nelle nostre case, ognuno come meglio ha potuto, accomunati da una stessa tempesta che però ci ha visti navigare su imbarcazioni diverse. Già, perché se è vero che una pandemia colpisce tutti, senza distinzione di sesso, stato sociale o luogo geografico, le conseguenze della quarantena, tuttavia, non sono state le stesse per tutti.

ALTI E BASSI TRA SOSPENSIONE E SENSO DI IMPOTENZA

Per chi sta vivendo l’esperienza del tumore, l’emergenza Covid può aver aumentato quel senso di fragilità che si prova dopo una diagnosi di cancro o in terapia. Un virus, invisibile ai nostri occhi come una cellula malata, che arriva e stravolge la nostra vita, la nostra normalità.

Allo stesso modo la pandemia può aver aumentato quel senso di sospensione della vita, in attesa di qualcosa che deve accadere. Forse questa è una delle rare occasioni in cui sentiamo che anche chi è “sano”, si sente in una condizione di paura e impotenza, come chi è in balia di visite e controlli.

Per tanti di noi, ciò che ha fatto resistere e tener duro durante i lunghissimi giorni e settimane di isolamento sociale, è stata la speranza, per non dire, la certezza, che un giorno tutto questo potesse finire, lasciando spazio ad una vera e propria rinascita e, quindi, graduale ritorno alla normalità. Normalità fatta anche di visite e terapie in ospedale in sicurezza, senza il timore aggiuntivo di tutelarsi da una nuova malattia invisibile.

FASE 2: TANTE EMOZIONI DA CUI RIPARTIRE

Lo abbiamo immaginato in tanti modi questo ritorno alla ‘libertà. In tanti abbiamo fatto progetti, buoni propositi su come avremmo vissuto il primo giorno e, quindi, le successive settimane di ritrovata libertà e, invece, ci siamo dovuti scontrare con una prospettiva che non sancisce la fine della Fase 1. Si prolunga la durata rendendone i contorni solo più confusi e incerti per ritrovarci a vivere in quello che possiamo definire un vero e proprio ‘Limbo’.

Può sembrare paradossale, ma anziché vederci più fiduciosi e forti nell’affrontare una fase che, almeno sulla carta, prometteva di essere l’inizio di una ripresa delle nostre vite e abitudini, si sta rivelando, sul piano psicologico, ancor più dura della prima.

LE EMOZIONI PIU’ DIFFUSE

Può sembrar strano, ma anche in questa fase la paura la fa da padrona, e forse anche più di prima. Ciò che ci troviamo a vivere in questo periodo è un sentimento di ambivalenza tra l’entusiasmo e la speranza di una ripartenza ed il timore che i risultati raggiunti fin qui vengano vanificati in pochi giorni e si possa tornare in una situazione di lockdown. La fiducia, il senso dell’essere uniti nella lotta, il sacrificio accettato con la promessa di un riscatto futuro, che ha caratterizzato la fase 1, ha lasciato il posto al timore dell’ignoto, del futuro anche prossimo.

Molto simile, a ciò che si prova affrontando la vita con un tumore. Da un certo punto di vista, alcuni di noi si sentono forse un pò più preparati ad affrontare questa fase ignota. Altri forse, sentiranno un carico doppio.

Tornare a poter godere anche di una semplice passeggiata al parco, acquista un significato diverso e ha degli effetti sulla nostra psiche a noi sconosciuti fino a poco tempo fa. Ci si può sorprendere nel voler tornare subito nella nostra tana protetta in cui siamo stati rinchiusi, seppur nella noia, per oltre due mesi (la famosa sindrome della capanna, di cui si sente parlare). Qualcuno potrà sentirsi minacciata dalla presenza di tante persone in giro, verso le quali abbiamo perso l’abitudine. Ci possiamo perfino sorprendere nel provare una sorta di ‘blue’, malinconia, per il silenzio e la quiete che hanno caratterizzato le strade della nostra città.

In questa fase 2 coronavirus di ‘semilibertà’ ci si potrebbe sentire  più disorientati e confusi. Le autorità ci ripetono come un mantra che ora tocca a noi, che il buon esito di questa fase dipende tutto dal nostro senso di responsabilità, dai nostri comportamenti individuali.

Cosa succederebbe se, dopo tanta fatica nel cercare di riadattarsi ad una nuova libertà, dovessimo ripiombare nella Fase 1? Un secondo lockdown avrebbe effetti pesanti sulla psiche, già messa a dura prova, proprio come avviene nel caso di una diagnosi di recidiva per un paziente oncologico. Uso questa analogia, perché potremmo definire questa fase due come la fase del follow up del paziente oncologico. Una eventuale ripresa di malattia ci troverebbe più stanchi, meno motivati e soprattutto meno convinti di potercela fare e terrorizzati dal dover riaffrontare tutto l’iter terapeutico. Questa volta però, a differenza della prima volta, sappiamo bene cosa ci aspetterebbe, e saremmo più stanchi non solo psicologicamente, ma anche fisicamente nell’affrontare il tutto. Non necessariamente messi più a rischio dal punto di vista della salute, ma più fragili perchè consapevoli, dal punto di vista emotivo.

La spavalderia, quasi euforia, con cui abbiamo affrontato il lockdown nella fase 1, può lasciare spazio alla depressione. Col passare delle settimane abbiamo dovuto fare i conti con la cruda realtà dei numeri della pandemia che facevano fatica a mostrare i risultati dei nostri sacrifici. Ciò ci ha portati a prendere consapevolezza dell’entità di un evento epocale fino a poco tempo prima negato o minimizzato. In questa seconda fase, invece, che dovrebbe essere della ripartenza, ci sentiamo meno forti, più sfiduciati, e non riusciamo più a sentirci uniti in questa lotta. Ognuno di noi si ritrova ora solo ad affrontare le conseguenze psicologiche ed economiche di questa emergenza. È questo senso di solitudine e sconforto che può farci piombare in una incapacità di reagire e di progettualità che è tipica della depressione.

Anche questa emozione, è tipica del percorso di vita con un tumore. Per cui in alcuni casi, magari l’avete già provata e vi siete rivolti ad un professionista per farvi aiutare. In questo caso, essendo un’emozione condivisa con molte più persone, magari si riesce a trovare la forza di reagire parlandone apertamente con amici e familiari.

La rabbia è un meccanismo di difesa, ci permette in qualche modo di veicolare emozioni negative come angoscia e paura scagliandosi contro le istituzioni o qualsiasi cosa, o persona, si presti ad attacchi indiscriminati. Mentre in un primo momento ci eravamo stretti attorno al governo ed agli scienziati riponendo la nostra fiducia in loro, in questa fase 2 il disincanto verso tutto e tutti porta invece a cercare il capro espiatorio di questa immane tragedia. Il colpevole, il vicino, colui che non rispetta le regole e colui che cerca di farle rispettare; un’idea, ideologia, simbolo, categoria, il detto ed il non detto. Basta un nulla per scatenare rabbia e frustrazione fomentata da un profondo senso di smarrimento e angoscia per il futuro. Molto simile, a quello che probabilmente avete provato dopo la diagnosi di tumore.

FASE 2 CORONAVIRUS: REAGIRE

Cosa fare allora per evitare di entrare in una spirale tanto negativa ed affrontare questa nuova fase nel migliore dei modi?

Ascoltiamoci, tiriamo le somme, non facciamo che questo tempo in quarantena sia passato inutilmente.

Soffermiamoci sulle risposte ad una domanda: cosa abbiamo imparato?

1) Non possiamo “giocare” con l’ambiente o la nostra vita – è importante il rispetto per entrambi.

Qui il senso della comunità assume un ruolo importante e ci invita a spostare l’attenzione dal sé verso il prossimo. Nel caso dei nuovi comportamenti da tenere quando si sta in mezzo agli altri, come per esempio l’uso delle mascherine. Se ci concentriamo sul voler proteggere l’altro, e non solo noi stessi, allora avremo una visione altruistica e meno incentrata sulla paura egoistica di ammalarci. Un’occasione per sollecitare anche le persone nella propria cerchia a sviluppare un senso di responsabilità e pro-attività per il bene comune, pensando soprattutto alle persone più fragili.

 2) I rapporti umani sono fondamentali.

Durante la quarantena siamo in parte diventati più onesti, più diretti, ci siamo avvicinati. Quello che succede in una sala di aspetto in attesa di fare una terapia, dove cala ogni maschera e l’umanità si sente più vicina.

 3) Viviamo ogni momento e prendiamoci il tempo per le piccole cose.

Per molti pazienti oncologici questo insegnamento è già probabilmente arrivato con l’esperienza della diagnosi. Può essere l’occasione per far capire ai nostri famigliari e amici che il tempo è una risorsa preziosa da non sprecare.

4) Torniamo a progettare.

In assenza di questa progettualità, non possiamo coltivare la speranza e quindi mantenere un atteggiamento positivo verso il futuro. Se viaggiare, per esempio, era una delle nostre passioni nulla ci impedisce di esplorare luoghi a noi sconosciuti a pochi chilometri da casa. Il viaggio è scoperta e questa esperienza non dipende dalla posizione geografica ma dall’atteggiamento mentale con cui la si affronta. Non importa quanto distante sia la meta, quanto la curiosità e la voglia di scoperta e di sperimentarsi in un nuovo ambiente che si ha.

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E tu come stai vivendo questa fase 2 del coronavirus? Da quale insegnamento o proposito stai ripartendo? scrivici 🙂

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Lisa Vampa – Medico Chirurgo MA psicotherapy & Healing

Ultimo aggiornamento 21/05/2020

Photo by Tonik
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