La diagnosi di tumore fa paura, inutile nasconderlo. E questa paura può manifestarsi in tanti modi, in mille pensieri. In questo articolo insieme alla Dott.ssa Pagani abbiamo messo insieme alcune delle forme in cui si materiallizza questo sentimento per proporre qualche consiglio per cercare di controllare ed evitare che ci immobilizzi.
LA PAURA UN SENTIMENTO DI TUTTI
Tutti abbiamo paura. La paura è un’emozione che caratterizza l’essere umano. Si ha paura di tante cose, di banalità, di assurdità, ma sopratutto di situazioni serie, come una malattia.
Nel caso di una malattia grave come il “cancro”, a far paura ci pensa già la sola parola, che quando è pronunciata dal medico, sembra suonare come una sentenza. Fa talmente paura da non sembrare possibile: tutto diventa incredulità e paralisi. Fa paura la malattia e fanno paura le cure per via degli effetti collaterali.
Non solo: anche chi è malato sembra in un certo modo far paura. Basti pensare a quando ad ammalarsi è un’amica: automaticamente scatta il timore di avvicinarla, di non sapere cosa dire, di cosa potrà succederle. E se questo vale quando la malattia colpisce un conoscente, è ancora più vero quando la malattia bussa proprio alla nostra porta.
Si può provare paura in modi diversi e per cose diverse. Pur riconoscendo la vostra unicità, ho raccolto, dalle varie testimonianze, alcune paure comuni e generiche, dando alcuni spunti per affrontarle.
LA PAURA DEL FUTURO
“SARO’ CAPACE DI AFFRONTARE TUTTO QUESTO?”
Ci sono statistiche, cure, farmaci, terapie che promettono con sempre più frequenza di rispondere positivamente alla diagnosi di tumore. Al di là dell’aspetto prognostico, quello che però è importante è non perdere mai la speranza e la grinta di affrontare la situazione, passo dopo passo.
Prova a trovare la forza e le motivazioni per affrontare questa sfida, partendo da te stessa ed affidandoti anche all’affetto della tua famiglia, dei tuoi cari, degli amici e del personale medico curante.
“E’ GRAVE? QUANTO TEMPO MI RIMANE? GUARIRO’?”
Questo è, senza dubbio, l’interrogativo che fa più paura. Fa paura scriverlo, fa paura parlarne, ma è legittimo pensarlo. Le terapie e le cure si stanno evolvendo divenendo sempre più promettenti.
E’ difficilissimo condividere questa paura con le persone che si hanno accanto. Da un lato perché loro rifiutano il pensiero (“ma non devi nemmeno pensare che morirai!”) e dall’altro perché voi stesse avete timore di spaventarle eccessivamente.
Così finisce che la paura più grande rimane chiusa dentro di te, logorando le notti e i pensieri.
Il consiglio
Al di là delle conferme della scienza, quello che ognuno di noi, malate o non, dovrebbe imparare a fare, è vivere nel presente, giorno per giorno, godendosi appieno quello che si ha.
E’ importante imparare a restare focalizzati sul presente: guardare indietro o troppo avanti fa perdere il senso e il sapore dell’esistenza. Facile dirlo, ma come si fa? Ricorda che esistono, oltre alle tue risorse personali, aiuti che ti potranno supportare. Tra questi, se sei credente, la fede e la preghiera. Per chi non trova risposte nella religione, può aiutare parlarne con uno psicologo.
LA PAURA PER I PROPRI CARI
COME FACCIO A DIRLO A MIO FIGLIO? CHI SI PRENDERA’ CURA DI LUI QUANDO DOVRO’ CURARMI?”
Se sei mamma lo sai: la prima preoccupazione non è la tua salute, ma i tuoi figli (soprattutto se piccoli). I figli, però, oltre ad esser preoccupazione, hanno il potere di diventare la motivazione primaria per curarsi e per rimettersi in sesto il più velocemente possibile.
Resta però la paura di condividere con loro una notizia che “li scombussolerà” e il timore di non trovare le parole giuste per farlo o di non riuscire ad uscirne. Sarai anche tentata di non dir loro la verità, di tenerli all’oscuro, tanto grande è la paura di poterli ferire.
In realtà i bambini hanno bisogno di te, di sentirsi parte di questa situazione, senza esser messi da parte. Non aver paura per loro, impareranno proprio da te il senso della vita e sarà, senza dubbio, un insegnamento che li fortificherà. Condividi con loro, con le giuste parole e i modi più adeguati (anche grazie ai consigli di esperti), quello che sta succedendo.
LA PAURA DELLE CURE
SARA’ AFFIDABILE QUESTO CENTRO? RICEVERO’ LE GIUSTE CURE?”
Comprensibile chiederselo, lecito pensarlo. Si tende a cercare sempre rassicurazioni, soprattutto quando si sta male e ci si sente persi. Certamente, è importante affidarsi al proprio medico oncologo e lasciare a lui le responsabilità di rispondere a queste domande. La fiducia nello staff curante è indispensabile per un buon cammino.
Il consiglio
Individua centri e persone competenti e professionali, come ad esempio una breast unit in caso di diagnosi di tumore al seno. Sappi che è sempre possibile, ed è un tuo diritto, chiedere una second opinion in un altro centro specializzato sulla tua patologia.
Attenzione alle informazioni sul web, sii critica su quello che leggi.
“LE TERAPIE MI FARANNO SOFFRIRE?”
Sì, questa è una malattia tosta. E tosto sarà anche l’iter terapeutico. Senza dubbio oggi è possibile trovare sempre più soluzioni per alleviare il dolore fisico ed altri effetti collaterali.
Il consiglio
Parlane con l’oncologo se stai soffrendo. Non aver timore. E’ importante che, per quanto si possa fare, tu abbia tutti gli aiuti necessari per mantenere una buona qualità di vita. Oltre ai farmaci, anche altre attività possono esserti d’aiuto, come tecniche di rilassamento, di meditazione, attività fisica o l’agopuntura.
LA PAURA DEI CAMBIAMENTI QUOTIDIANI
Senza dubbio affrontare il cancro comporta cambiamenti ed impone di diventare flessibili.
Occorre adattarsi ai tempi delle terapie, dei recuperi fisici, della stanchezza. Ma la malattia non diventerà la tua vita se non glielo permetterai, integrandola nella tua vita e continuando a dare spazio ad altro.
Il consiglio
Cogli l’occasione per allentare gli stress non necessari e dedicati anche a ciò che ti rende felice. Ad esempio, se lavori, prendi il lavoro non solo come obbligo ma come opportunità per distrarti e fai quel che puoi, sapendo che ci sono molte leggi in Italia che tutelano il diritto al lavoro in malattia.
“COME MI GUARDERO’ ALLO SPECCHIO SENZA CAPELLI? COME MI GUARDERANNO GLI ALTRI?”
E’ proprio l’alopecia uno degli effetti collaterali a pietrificare maggiormente. L’immagine di una donna senza capelli è, infatti, il rimando allo stigma sociale di “malata di cancro”.
Il consiglio
L’esperienza clinica di questi anni e il contatto con tante donne mi permette tuttavia di consigliarti di continuare a volerti bene a occuparti della tua immagine. Valorizza il viso con il make up, la scelta di un turbante o una parrucca e vedrai che ti aiuterà a tenere su il morale. Ricorda, non sono i capelli a rendere il volto bello, ma la tua vitalità, espressività e luce.
LA TESTIMONIANZA
Ricordo con commozione ed emozione le parole di una carissima paziente che mi ha insegnato molto. Era mamma di due splendidi bambini, moglie di un dolcissimo uomo e donna con una vitalità e carica inimmaginabile.
Mi disse: “Dottoressa, io da 1 a 10, sono felice 10.”
Stupita, le domandai se poteva spiegarmi come mai fosse così felice.
Rispose: “Da quando mi hanno diagnosticato la malattia, ho capito davvero il senso della vita. Prima davo per scontato fare i compiti con mia figlia o vedere una gara di nuoto di mio figlio. Oggi non mi perdo un secondo, lo vivo appieno e mi son resa conto che la vita è piena di cose belle, per cui non vale la pena avere paura, ma provare ad esser felici”.
Dr.ssa Elena Pagani- Psicologa clinica e Psicoterapeuta
Ultimo aggiornamento 11/12/2017
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