CICATRICI DEL CORPO, CICATRICI DELL’ANIMA

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Questa parentesi è dedicata alle cicatrici e al delicato e intimo percorso per riconoscerle e accetarle con degli esercizi pratici.

 

CICATRICI POST INTERVENTO: L’IMPATTO PSICOLOGICO

Noi donne possiamo avere cicatrici dell’anima o cicatrici del corpo. C’è chi tra noi le possiede entrambe perché spesso la cicatrice interiore è la conseguenza di quella che viene portata sulla pelle.

Biologicamente le cicatrici sono costituite da tessuto fibroso che si forma a seguito di una lacerazione dell’epidermide; di colore più chiaro o più scuro rispetto alla pelle, tendono ad essere nella quasi totalità dei casi molto visibili.

Queste nozioni mediche interessano ben poco a chi ne porta una (o più), perché non rappresentano semplicemente un normale processo di ricostruzione epidermica ma piuttosto il segno di qualcosa che si è vissuto e il cui ricordo sarà per sempre sotto i nostri occhi.

A volte può essere qualcosa di bello, come il taglio cesareo per la nascita del proprio figlio, ma nella maggior parte dei casi si tratta di incidenti, aggressioni o interventi chirurgici a lasciare il segno. Dentro e fuori, appunto.

CICATRICI E VISSUTO. Le cicatrici chirurgiche rammentano non solo l’intervento ma anche la malattia o il problema fisico che hanno portato all’ospedalizzazione ed è questo ciò che accade alle donne che subscono intervento per l’asportazione di un tumore.

La cicatrice è lì a ricordare quello che è stato: la sofferenza, la paura, il sentirsi a rischio di vita. Ma è lì anche per infondere speranza, voglia di farcela e di ricominciare a vivere. Anche meglio di prima.

Mentre l’uomo sembrerebbe accettare più facilmente segni del genere sulla pelle, le donne fanno molta più fatica, e spesso ancora prima dell’intervento chiedono ai medici se e quanto si vedrà.

Infatti, nella nostra società altamente orientata all’estetica e alla perfezione corporea capita spesso che una cicatrice sia difficile da accettare. Capita però che quello che noi percepiamo sul nostro corpo come segno fortemente visibile, non sia visto dagli altri – i propri cari e terze persone – perché spesso quello che noi percepiamo come enorme, visibile e problematico per gli altri non è così.

CICATRICI: SE DIVENTANO UN PROBLEMA Una cicatrice diventa visibile quando è una paranoia per chi la porta e si cerca in tutti i modi di nasconderla o camuffarla. Dalla paranoia alla dismorfofobia, ovvero la visione distorta del proprio corpo data da un’eccessiva attenzione verso l’aspetto esteriore, il passo può essere breve, sopratutto in momenti della vita particolarmente delicati.

Per chi la vive come un problema, la cicatrice è nella mente, e nell’anima, prima di tutto. Questo significa che accompagna la persona ovunque, e che proprio per questo motivo, può mostrare insicurezza nella relazioni e blocchi emotivi, ritiro sociale, paura nell’aprirsi all’altro e timore di essere rifiutate.

L’ambito maggiormente colpito, oltre al relazionale, è quello sessuale: per avere rapporti sereni e appaganti bisogna prima di tutto piacersi e sentirsi in sintonia con se stessi, compito arduo se non si accettano i segni del proprio corpo.

COME CI VEDONO GLI ALTRI. Ricordiamo però che nella maggior parte dei casi gli altri, e in particolare familiari, partner, figli, amici non vedono ciò che la donna che ha subito un intervento e porta una cicatrice percepisce. E non si tratta di mancanza di sensibilità od emparia. Per loro la persona non è la cicatrice, e quel segno sulla pelle è solo un qualcosa in più che da quel momento in poi la persona possiede.

Dall’altra parte la prospettiva è completamente diversa: la cicatrice è qualcosa da curare, da accettare, da integrare con il proprio corpo e con il proprio Io. È un segno, o uno sfregio a seconda dei punti di vista, che ci sarà poi per sempre e con cui si dovranno fare i conti, giorno dopo giorno.

CICATRICI: UNA PROSPETTIVA NUOVA

Ma proviamo a vedere tutto ciò sotto una nuova prospettiva perché la pelle parla di noi: colore, morbidezza, nei. Così anche le cicatrici.

Per riuscire ad accettarle è necessario cambiare ottica, altrimenti si rischia di vivere costantemente con un tarlo in testa.

Premetto che non tutti possiedono le medesime capacità di accettazione e di adattamento al cambiamento, ma con buona volontà e qualche strategia è possibile arrivare ad un buon equilibrio.

  • Prima di tutto è necessario accogliere la storia che c’è dietro una cicatrice: dolore, speranza, sofferenza. Quella cicatrice è il simbolo di un evento grande, terribile e pauroso come quello del tumore. Ma al contempo può essere visto come simbolo di fine del periodo buio, di inizio di una nuova fase, a volte migliore della precedente.
  • Inoltre deve essere integrata nel resto del corpo e allora per coloro che fanno fatica a concepire la cicatrice come parte di un tutto potrebbe ritornare utile un esercizio spesso prescritto a pazienti affetti da dismorfofobia.

 

Ogni giorno, per dieci minuti, provate a spogliarvi e mettervi davanti allo specchio con block notes e una penna e fate l’elenco di tutti i segni presenti sul vostro corpo: rughe, nei, capillari rotti, cicatrici (appunto), cercando di trovarne sempre di nuovi giorno dopo giorno.

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Questo semplice esercizio consente di rendersi conto che la cicatrice non è l’unica cosa che si trova sull’epidermide e settimana dopo settimana, inizierà ad essere percepita come una parte di un tutto e, nel migliore dei casi, a non essere più considerarta in maniera così prepotente

  • Uno step successivo necessario è il riprendere contatto con il propro corpo perché spesso una cicatrice rifiutata è un deterrente che porta a distaccarsi dalla propria fisicità.

 

 

In questo caso,  possiamo procurarci una crema corpo, con un profumo e una consistenza gradevoli e, nude davanti allo specchio, massaggiarla fino al completo assorbimento.

cicatriciQuesto esercizio dovrà essere eseguito solo quando la cicatrice consentirà la manipolazione e l’assorbimento di creme che non siano legate alla manutenzione post operatoria (chiedete al medico in questo caso).

Indipendentemente dalla questione estetica, il rifiuto di una cicatrice è sinonimo di una difficoltà ad accettare ciò che si è vissuto e che non è ancora stato superato. Le strategie indicate possono avere buoni risultati ma consiglio comunque di inserirle in un contesto di sostegno psicologico per consentire il pieno recupero psicofisico e vivere…più forti di prima.

  • Inoltre dal punto di vista estetico, oggi grazie alla dermopigmentazione, ovvero alle tecniche di tatuaggio 3D, è possibile recuperare, con risultati soddisfacenti, l’aspetto originale della cute.

 


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Federica Casnici – Psicologa e Consulente Sessuale

 

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