“IO DOPO IL TUMORE”: COME SI CAMBIA CON LA MALATTIA?

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Tra ottobre e novembe 2017 FraParentesi ha lanciato un questionario online per investigare, con un nuovo approccio, la vita durante l’esperienza del tumore, ponendo una domanda dirompente:  la malattia può portare a sviluppare nuove competenze?

La ricerca “Io dopo il tumore” ha voluto investigare con rigore scientifico un’impressione che abbiamo avuto parlando con centinaia di pazienti oncologici nel corso degli anni, ovvero la malattia nello sconvolgere la vita della persona che riceve la diagnosi, allo stesso tempo, la obbliga ad affrontare delle esperienze sfidanti in grado di arricchire le sue competenze.

I risultati della ricerca, straordinari se rapportati al pensiero prevalente sui malati di tumore, dipinti spesso come guerrieri o persone fragili, aprono degli scenari nuovi stimolando delle riflessioni che potrebbero essere utili per il personale medico-sanitario che tutti i giorni si occupa di noi e per il mondo istituzionale e del lavoro. Almeno, così ci auguriamo e ci impegneremo perché questi nostri spunti di riflessione abbiano un seguito.

CHI HA RISPOSTO AL QUESTIONARIO?

tumore e competenze_1_bIl questionario è stata elaborato applicando il metodo scientifico che sta alla base della piattaforma digitale MAAM, partner di FraParentesi in questo progetto.

E’ stato inoltre supervisionato dalle psicononcologhe che collaborano con l’associazione.

 

LE CARATTERISTICHE DI CHI HA RISPOSTO AL QUESTIONARIO

Attraverso un percorso di consapevolezza affrontato in 20 domande, il questionario:

– è stato compilato da circa 1.000 persone
– ha coinvolto l’intero territorio nazionale
– ha coperto la quasi totalità delle patologie di tumore
– il 97% delle persone che hanno risposto è donna

– il 77% delle persone che hanno risposto ha un’età compresa tra i 36 e i 57 anni
– il 73,4% delle persone ha un lavoro
– rispetto alla fase della malattia:
> il 68,7% dei rispondenti è in follow up
> il 19,7% in terapia per tumore primario
> l’11,6% in terapia per recidiva o metastasi.

COSA ABBIAMO SCOPERTO

I risultati della ricerca “Io dopo il tumore” sono veramente interessanti. Offrono un segnale importante per aprire delle riflessioni sulle competenze delle persone che vivono l’esperienze del tumore a 360°, compreso il ruolo nel mondo del lavoro.

Tra l’altro, non si evidenziano grandi differenze a seconda della fase della malattia, del genere, dell’età.

 

LE PAROLE CHIAVE: CORAGGIO, FORZA, ACCETTAZIONE E RESILIENZA

Chi vive l’esperienza del tumore acquisisce maggiore determinazione e coraggio in tutte le sfere della propria vita. Nel 72% dei casi, infatti, chi ha vissuto l’esperienza del tumore ritrova maggior coraggio, forza, accettazione e resilienza.

 

AFFRONTARE IL CAMBIAMENTO

Dall’analisi dei dati raccolti emerge un dato molto significativo rispetto all’atteggiamento nell’affrontare i cambiamenti.

Nel 72% dei casi, infatti, aumenta la capacità di affrontare le novità, la malattia diventa un motore in grado di sbloccare le resistenze al cambiamento (come ad esempio cercare una nuova casa o un nuovo lavoro).

 

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DETTO A PAROLE…

“Se il mio uomo mi lasciasse non credo impazzirei…adesso so che posso affrontare qualsiasi cosa.”

“Era da tempo che pensavo di cambiare lavoro ma le paure legate ai SE mi bloccavano.”

“Mi sono separata e ho iniziato l’università a 45 anni.”

“Non rimando più nulla e ogni cambiamento è diventato solo una novità”.

“Ho aumentato la capacità di compensione del valore dei cambiamenti e una maggiore capacità di analisi e di individuazione delle possibili soluzioni”.

VOGLIO VIVERE INTENSAMENTE

tumore e competenze_bUn altro aspetto interessante restituito dalla ricerca è l’atteggiamento verso la vita a 360° e il coinvolgimento in tutte le cose che si fanno.

Ebbene il 55,6% delle persone ci dice che cerca di godere al massimo tutto ciò che fa. La consapevolezza dela precarietà del tempo conferisce una maggiore pienezza la vivere.

 

DETTO A PAROLE…

“C’è una maggiore intensità, come se si acuissero i sensi.”

“Riesco a cogliere aspetti che prima mi sfuggivano, a vivere più appieno sia le cose brutte ma anche quelle belle. E’ come se mi si fosse aperta la mente.”

“Faccio tutto quel che mi piace con più passione, sapendo che ogni attimo è prezioso.”

“Esiste il presente e va vissuto appieno.”

“Ho pubblicato due libri sulla mia esperienza, al lavoro sono molto più concentrata sugli obiettivi e nella vita personale cerco di pormi obiettivi a lungo termine.”

“La precarietà dà un senso più forte alle cose che faccio”.

“Quello che mi interessa mi interessa più di prima. Quello che non mi interessa non mi sforzo di farmelo piacere.”

“Ho un maggior coinvolgimento, applicando la giusta distanza, senza farmi assorbire.”

“Il desiderio di coinvolgimento è grande, poi subentra la fatigue, la paura di coinvolgermi troppo e poi non farcela.”

COME CAMBIANO LE RELAZIONI

tumore e competenze 4_b Nel rapporto con gli altri emerge con forza il processo di cambiamento personale di chi vive l’esperienza del tumore. Il cancro si dimostra una cartina al tornasole che mette in evidenza le relazioni per quel che sono veramente, al di là delle convenzioni sociali.

Secondo il 56% delle perrone le relazioni con gli altri sono cambiate in meglio.

Questo si traduce in una maggiore comprensione verso chi soffre.

Allo stesso tempo aumenta l’intolleranza verso chi si lamenta per problemi non importanti perché si capisce bene qualsi siano i problemi grandi e quali le inezie.

Si privilegiano le relazioni autentiche a discapito di quelle superficiali, selezionando molto di più persone e situazioni.

DETTO A PAROLE…

“Dal cancro in poi, ho imparato ad ascoltare molto di più, forse perchè all’inizio nessuno ascoltava me”.

“Ho capito che chiunque di noi ha i suoi problemi, grandi o piccoli, e non giudico mai.”

“Conoscere il dolore aiuta a riconoscerlo negli occhi di chi si incontra, senza che le persone aprano bocca”.

“Prima certe situazioni mi facevano innervosire. Ora guardo di più l’aspetto umano”.

“Mi infastidisco di fronte a problemi fittizzi.”

“Empatica con chi soffre ma iena con chi si lamenta per niente.”

“Le persone negative che prima tenevo comunque vicino a me, ora le elimino dalle frequentazioni. Le persone positive, le valute 1000 volte di più.”

“Sono più tollerante.”

“Mi confronto in modo più deciso e sicuro.

 

COSA SUCCEDE AL LAVORO?

tumore e competenze 5_bPer quanto riguarda l’ambito lavorativo, invece, le risposte relative al cambiamento delle relazioni in ambito professionale sono polarizzanti.

Molto dipende, infatti, dalla sensibilità e conoscenza dell’argomento delle persone con cui si lavora e dalla cultura aziendale.

I colleghi, i datori di lavoro e i clienti si relazionano meglio o peggio se comprendeono le difficoltà pratiche ed emotive e se si rendono disponibibi a facilitare il rientro al lavoro.

In senso generale viene lamentata una ignoranza sul percorso di cura che la malattia prevede, e sull’eventuale conseguente impatto sulla performace lavorativa, e sui diritti legali.

DETTO A PAROLE…: IL RAPPORTO CON I COLLEGHI

“Avendo continuato a lavorare, i miei colleghi hanno sviluppato rispetto e stima nei miei confronti e io nei loro, visto che tutti mi hanno aiutato”.

“Sono molto attenti e rispettano i miei momenti di poca concentrazione e stanchezza”.

“Colleghi e clienti sono molto comprensivi e cercano di darmi consiglio e conforto”.

“I miei colleghi hanno soggezione a parlarmi e io mi sforzo di far capire che è tutto come prima”.

“Da quando non ho più potuto dare disponibilità totale a turni e straordinari (per via delle diminuite forze), i rapporti sono così cambiati che ho dovuto chiedere il trasferimento”.

“I colleghi sono insensibili e per loro le mie assenze creano solo un disservizio”.

DETTO A PAROLE…: IL RAPPORTO CON IL SUPERIORE

Rispetto al proprio superiore sembra, invece, che il modo di relazionarsi diventi più sicuro ed assertivo.

“Non ho più niente da perdere, per cui, con le dovute maniere, dico ciò che penso”.

“Ho meno timore nel chiedere”.

“Prima ero meno coraggiosa e più timida”.

 

IL LAVORO: UN’ANCORA ALLA NORMALITA’

tumore e competenze 6_bIndipendentemente dal cambiamento delle relazioni un aspetto importante è che il lavoro viene considerato un’ancora importante alla normalità, in un periodo complicato che di normale ha poco.

Chi vive, o ha vissuto, l’esperienza del tumore desidera fortemente lavorare. Si desidera essere visti nella propria interezza: persone, momentaneamente in difficoltà (per cui si chiede flessibiità) ma che possono creare ancora valore in ambito professionale.

DETTO A PAROLE…

“Vorrei trovare un lavoro che mi faccia sentire normale e sopratutto un datore di lavoro che non abbia paura del cancro più di me”.

“Vorrei essere capita al mio rientro al lavoro. Vorrei che si capisse che non ho più le forze di prima”.

“E’ fondamentale non lasciare nell’oblio le persone che da un giorno con l’altro si trovano con le giornate vuote”.

“Il lavoratore malato va tutelato perchè le terapie sono devastanti e un po’ di normalità ci vuole”.

TUMORE E COMPETENZE: LE SOFT SKILL

tumore e competenze_7_bTra le ultime domande proposte è stato chiesto ai partceipanti di pensare se avessero sviluppato delle competenze che ritenevano utili anche al lavoro.

Secondo il 96,8% delle persone attraverso l’esperienza della malattia, si attivano le cosidette competenze trasversali (soft skills). 

Si tratta, in parole semplici, di tutte quelle abilità personali che entrano in gioco quando si risponde ad una richiesta dell’ambiente organizzativo e che sono ritenute essenziali in ambito lavorativo per trasformare una conoscenza in comportamento.

Nell’ambito della ricerca condotta da FraParentesi le principali competenze trasversali sviluppate attraverso l’esperienza della malattia sono: l’empatia, la resilienza e la gestione del tempo e delle priorità.

DETTO A PAROLE…

“Relazionandomi con il pubblico, gestisco meglio tutte le situazioni in cui prima perdevo la pazienza”.

“Ascolto di più le persone perchè da ognuna imparo qualcosa, interagisco, come che mi arricchisce come persona”.

“Cerco di essere disponibile e aperta alle idee nuove”.

“Agisco, parlo, lavoro sui temi che prima non affrontavo”.

“Comunico di più nel team e cerco buoni motivi per spronare i colleghi”.

“Non sono più autoritaria e dò fiducia ai colleghi “.

“Non esiste un problema che non si possa risolvere con un sorriso”.

“Mi capita spesso di trovarmi leader di un gruppo e di parlare in pubblico”.

“Riesco a fare più cose perchè le faccio con calma pensando al risultato finale”.

“Ho imparato a gestire meglio il mio tempo”.

“Non mi arrendo alle prime difficoltà ma cerco la giusta soluzione ai problemi”.

“Ho preso al decisione di prendere un master per migliorare la mia posizione professionale”.

A confermare l’importanza di queste abilità in ambito lavorativo, una recente indagine dell’’Università Ca’ Foscari condotta su 90 aziende le ritiene ormai fondamentali in ambito professionale.

In particolare si sottolineano fra le top competenze ricercate: la capcità di lavoro in team, l’adattabilità, la flessibilità, la capacità di comunicare.

IL NOSTRO PUNTO DI VISTA

Siamo felici di questi risultati che confermano in modo inconfutabile la nostra impressione di partenza.

La ricerca “Io dopo il tumore”, infatti, mette in evidenza una dimensione nuova rispetto alla vita con il tumore a cui siamo più abitiati a pensare, ai cambaimenti negativi, al deficit fisico e ai problemi correlati.

Il tumore emerge come una esperienza di vita sconvolgente che rende le persone maggiormente capaci:

  • di gestire i cambiamenti,
  • di capire gli altri,
  • di gestire il tempo,
  • di riparametrare le proprie priorità,
  • di vivere ogni momento appieno,
  • di mettere in atto competenze trasversali come l’empatia, il problem solving, la comunicazione e la presa di decisioni.

tumore e competenzeCi ha molto colpito scoprire che, proprio grazie al questionario, tante persone hanno avuto l’occasione di riflettere sull’esperienza e di maturare consapevolezza sulle competenze acquisite.

Questo ci fa pensare all’opportunità di valorizzare, proattivamente, con progetti ad hoc, queste nuove competenze in tutte le sfere della vita tra cui il lavoro. Un’ambito, quest’ultimo, in cui chie ha vissuto il tumore non si sente sempre a proprio agio nel dichiarare la malattia, col timore di essere considerata una persona in difficoltà e di conseguenza di essere vittima di pregiudizi e mobbing.

Da questo punto di vista siamo d’accordo con Riccarda Zezza, CEO di Life Based Value del metodo MAAM, nel pensare che questi risultati confermano che intense esperienze di vita e transizioni che comportano un cambiamento profondo a livello identitario, sono opportunità uniche di sviluppo e di crescita, e non valorizzarle equivale a “buttare via” risorse preziose”.

Con questo pensiero FraParentesi si rimette al lavoro con l’obiettivo di essere motore di un cambiamento anche in questa direzione.

#ilpuntoseitunoniltumore

 

 

 

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