IL PAZIENTE AL CENTRO DELLE CURE MEDICHE: IL MODELLO OLISTICO IN ONCOLOGIA

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Cosa comporta il modello olistico in oncologia? Quali sono i benefici per il paziente che affronta una diagnosi di tumore? Abbiamo approfondito l’argomento con il dott. Gioacchino Pagliaro, Direttore UOC Psicologia Ospedaliera, Dipartimento Oncologico, presso l’Ospedale Bellaria AUSL di Bologna.  Ne è emerso che, in questi ultimi decenni la concezione dell’uomo in ambito sanitario si è profondamente modificata. Infatti, se in passato il paziente era considerato un soggetto passivo, un oggetto della cura, oggi è ritenuto un fruitore di servizi da informare e coinvolgere.

Due fattori in particolare sono stati rilevanti:
1. La critica all’impostazione delle aziende sanitarie basate su protocolli freddi e distanti dalle necessità e dai bisogni espressi dai pazienti
2. Il bisogno di un approccio più a 360° e meno guidato dalla “riparazione meccanica” della parte malata.

Questo cambiamento ha permesso un passaggio importante anche nella rappresentazione del concetto di salute e di malattia.

 

IL MODELLO OLISTICO IN ONCOLOGIA: UN NUOVO MODO DI INTENDERE LA MALATTIA

Nella cultura occidentale la tendenza è quella di considerare la malattia come un’alterazione, una lesione o un’aggressione dall’esterno.

Spesso, e in modo particolare nel caso del cancro, viene utilizzata la metafora bellica, sia in riferimento all’aggressione effettuata dalla malattia sul corpo, sia in riferimento all’idea di battaglia da combattere per sconfiggerla.
Questa interpretazione, anziché consentire di percepirla come qualcosa di legato alle abitudini o agli stili di vita, all’inquinamento e come tale parte di un processo più ampio, aumenta soltanto il sentimento di timore verso di essa e ne impedisce una comprensione corretta.

Secondo il nuovo paradigma la malattia viene considerata come una delle reazioni possibili dell’organismo a uno squilibrio con l’ambiente in cui vive.
Questa nuova visione, partendo da premesse eco-sistemiche, consente di collocare il processo patologico entro una dimensione più vasta di tipo olistico, che comprende il piano energetico, mentale e spirituale.

La malattia viene riletta più correttamente come un processo di squilibrio che riguarda la persona nella sua unità Mente-Corpo, in relazione con la dimensione energetica della realtà circostante.

IL MODELLO OLISTICO IN ONCOLOGIA: LA PERSONA AL CENTRO

Oggi, la persona viene considerata come un soggetto attivo del processo di guarigione, in grado di contribuire con gli atteggiamenti mentali e con le emozioni, a mobilitare le proprie capacità di guarigione.

Ecco perché un programma efficace di cura deve sempre porsi come obiettivi prioritari quelli di:

  1. sollecitare ogni persona ad attivare le proprie risorse interne,
  2. stimolare ogni persona a sviluppare una nuova forma di consapevolezza di sé e della cura, allo scopo di partecipare in modo efficace alla sua guarigione, operando cambiamenti nelle sue convinzioni e nei suoi sistemi di credenze.

 

I PILASTRI DEL MODELLO OLISTICO IN ONCOLOGIA

Una visione olistica della cura del tumore non può non prendere in considerazione le seguenti sfide:
• la ricomposizione dei saperi,
• l’umanizzazione degli interventi,
• l’azione sugli stili di vita
• la diffusione delle pratiche Mente-Corpo-Energia.

Consideriamole una per volta.

Ricomporre i saperi significa innanzitutto creare una nuova rappresentazione dell’organismo umano come costituito da un’unità Mente-Corpo-Energia, in cui ogni cambiamento nello stato energetico o mentale è accompagnato da un cambiamento nella condizione fisiologica. Il corpo e la mente sono concepiti come due aspetti dell’energia, in quanto il corpo ne costituisce la manifestazione più visibile, mentre invece la mente costituisce la sua manifestazione più sottile.

La diagnosi di tumore e tutto ciò che ne consegue hanno spesso, sulla vita dei malati e dei familiari, un impatto fortemente negativo che va ben aldilà dei sintomi fisici su cui di solito si concentra tutta l’attenzione.
Spesso l’intero sistema familiare viene colto da sentimenti negativi quali paura, ansia, sgomento o depressione e la presenza di questi stessi disturbi può limitare l’individuo e i suoi familiari nella gestione delle attività e della vita quotidiana, innescando alle volte anche problemi di natura sociale ed economica.

Nonostante l’importanza di questi aspetti e le evidenze scientifiche succede ancora molto frequentemente che i bisogni psicologici dei pazienti e delle loro famiglie siano considerati non così come sarebbe opportuno fare.

È quindi necessaria una maggiore sensibilità, da parte dei professionisti sanitari, rispetto al danno potenziale che una mancata attenzione verso gli aspetti psicologici delle cure può avere sul processo di guarigione dalla malattia, e più in generale sulla qualità della vita dei pazienti.

In tal senso sono emblematiche le ricerche, condotte in ambito oncologico, che evidenziano come l’assistenza psicologica ha contribuito a ridurre i tempi del percorso di cura o addirittura ha inciso in modo significativo sul prolungamento della vita.

L’obiettivo della umanizzazione delle cure è anche quello di riconoscere e di prendere in considerazione tutti gli effetti che la diagnosi oncologica e il trattamento dei tumori hanno sullo stato mentale e sul benessere emotivo del paziente e dei suoi familiari o caregiver, che a volte condiziona pesantemente l’aspettativa di guarigione.

Inoltre, se i pazienti non vengono adeguatamente istruiti e se non hanno ben chiaro il loro percorso terapeutico, possono aumentare i loro livelli di stress e di tensione, assumere i farmaci in modo inadeguato o scorretto e questo può causare una riduzione della loro qualità di vita, un aumento della frequenza delle visite mediche in urgenza o addirittura costringerli a delle ri-ospedalizzazioni.

Proprio perché fornire informazioni corrette e complete, ai pazienti e ai loro familiari o caregiver, rappresenta uno degli elementi più delicati del trattamento oncologico, anche gli interventi sui corretti stili di vita non devono passare in secondo piano.

Quando si parla di interventi sugli stili di vita, non si tratta solo di far evitare condotte a rischio, ma si fa riferimento al fatto di fornire informazioni ai pazienti anche riguardo all’importanza dell’alimentazione, del riposo, dell’attività motoria e del tempo libero.

Come ha dimostrato il World Cancer Research Fund International and American Institute for Cancer Research sono numerose le ricerche che dimostrano che un’attività motoria giornaliera, costante e moderata, è in grado di diminuire i rischi di recidiva in pazienti affette dal tumore alla mammella (World Cancer Research Fund International and American Institute for Cancer Research, 2007).

Una buona informazione e interventi di educazione alla salute risultano essere utili sin dal momento della diagnosi per aiutare le persone malate, ma anche i familiari ed i caregiver, ad orientarsi sui nuovi stili di vita, ad introdursi in modo più attivo nelle procedure cliniche, e a prendere parte nel processo di cura.

Ecco allora che anche il processo informativo-educativo, rispetto agli stili di vita, assume un enorme rilievo.

Un ruolo determinante è svolto anche dalla meditazione, dal qi-gong, dal thai qi, dallo yoga che contribuiscono a liberare la mente dal logorio mentale, a favorire il
risveglio della coscienza e a ristabilire il benessere globale della persona attraverso il suo riequilibrio energetico. Il risveglio della coscienza e il riequilibrio energetico operato da queste pratiche consente ai praticanti di modificare stabilmente le abitudini scorrette.

Negli ultimi decenni in Occidente si sta assistendo a una sempre più rapida espansione delle pratiche Mente-Corpo. Non è un caso che oggi nei due centri oncologici più prestigiosi al mondo: l’Anderson Cancer Center e lo Sloan Memorial Kettering Cancer Institute siano utilizzate la meditazione, lo yoga ed il qi gong.

BREVI CENNI SULLA MEDITAZIONE

modello olistico oncologiaQuando si parla di meditazione va detto, innanzitutto, che può avere molteplici definizioni, non sempre coincidenti tra loro. Questo dipende dal fatto che essa assume connotazioni e sfumature differenti in base alle tradizioni culturali e filosofiche a cui si fa riferimento.

La meditazione in ambito psicologico e medico è considerata come un addestramento alla presenza mentale che, attraverso l’acquietamento della mente e l’attivazione di una particolare forma di consapevolezza, agisce beneficamente sul piano mentale, spirituale, energetico e fisico.

Quando si medita l’attività del pensiero viene, infatti, lasciata fluire liberamente, accettando quello che accade senza che gli venga attribuito nessun giudizio o valore.
Ad oggi la meditazione può essere ritenuta anche una vera e propria forma di terapia poiché si è rivelata una pratica utile a liberare l’essere umano dalla sofferenza.
In questo senso lo scopo della meditazione è quello di migliorare la qualità della vita, liberandosi da emozioni e fattori mentali nocivi e da tutto ciò che turba o affligge.

La meditazione è una pratica accessibile a tutti, per la quale non ci sono limiti di età, di ordine culturale o di tipo religioso.

Si può meditare senza dover modificare la propria fede, senza doversi avvicinare a una qualche religione e senza dover modificare la propria cultura di appartenenza.

Non va scordato che la meditazione nelle medicine orientali, in particolare in quella ayurvedica, nella medicina cinese, nella medicina tibetana e nella medicina taoista, è considerata un’importante pratica di cura finalizzata al ristabilimento della salute.

In Occidente il medico che per primo ha studiato gli effetti della meditazione nel trattamento di alcune patologie organiche, è stato Herbert Benson, all’epoca cardiologo e Direttore del Mind-Body Institute della Harvard Medical School.

In Italia, il metodo più diffuso di applicazione della meditazione, basato sullo sviluppo di questi principi, è rappresentato da “ArmoniosaMente”, un metodo sviluppato in prima persona dal Dott. Pagliaro. Questo metodo si basa sui pilastri del modello olistico in oncologia ovvero:
* l’informazione sanitaria;
* l’informazione sui corretti stili di vita;
* l’apprendimento della Meditazione e ristrutturazione in chiave cognitiva dell’esperienza di malattia.


Ringraziamo il Dott. Gioacchino Pagliaro.

 

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