Noi esseri umani abbiamo la brutta abitudine di etichettarci.
Per assecondare il nostro atavico bisogno di catalogare, ordinare e classificare cose e persone, tendiamo a darci delle definizioni che ci incastrano in una ben specifica identità. Sono una persona seria, sono una persona allegra, sono un ritardatario, sono un professionista, sono una mamma, sono un papà, sono malata.
Indice argomenti:
ATTENZIONE ALLE ETICHETTE DANNOSE
ETICHETTE POSITIVE
Nulla di male se le etichette vanno a rafforzare un aspetto positivo, utile e piacevole della nostra identità:
- io sono una bella persona
- io sono buono
- io sono intelligente
- io sono uno sportivo
Sono tutte affermazioni utili perché quando noi ci affibbiamo un’identità, i nostri comportamenti tendono ad allinearsi con questa identità. Se diciamo di essere persone puntuali, le nostre azioni e i nostri comportamenti saranno orientati a confermare questa identità e faremo di tutto per essere puntuali in ogni occasione.
ETICHETTE DANNOSE
Il problema nasce quindi quando ci marchiamo con identità dannose per noi e per chi ci sta intorno: sono un fumatore, sono un irresponsabile, sono un ritardatario, sono una persona che fa scelte sbagliate, sono sfortunato. Anche in questo caso i nostri comportamenti tenderanno ad allinearsi a questa identità, e capite bene che in questi specifici contesti questo non ci fa bene. E allora si che siamo a posto.
Un’ ulteriore aggravante si ha nella malattia. Etichettarci come persone malate dicendo “io sono malato” non rafforza certo in noi la possibilità di uscire velocemente da questa situazione ma, anzi, rafforza la convinzione che questa malattia sia persistente.
Quando invece sviluppiamo la sensibilità di dire “in questo momento ho una malattia” dissociamo in modo netto la nostra identità e la situazione che stiamo vivendo, rendendo più facile per la nostra mente gestire questa sfida.
COMPORTAMENTI VS. IDENTITA’
C’è una grande differenza tra chi sei e ciò che fai, ma se continui a ripeterti che sei le tue azioni sbagliate, queste azioni diventeranno parte integrante della tua identità. E cambiare sarà molto più difficile.
Quando parli delle parti di te che non ti entusiasmano, o di una sfida che stai vivendo come quella della malattia, parla di comportamenti, non di identità. Evita il verbo essere, e usa il verbo fare.
Dì io fumo, io a volte ho fatto scelte poco responsabili, io qualche volta arrivo in ritardo. Io in questo momento ho una malattia, io sto affrontando una sfida. Prendi le distanze dai tuoi comportamenti poco utili e dalle spiacevoli situazioni che stai vivendo, e usa invece le etichette quando elenchi le parti migliori di te.
Ricorda: stai molto attento a come parli a te stesso, perché le parole che usi diventano la profezia della tua vita.
ESERCIZI PRATICI
A questo punto voglio darti un allenamento mentale concreto per migliorare il modo in cui ti parli e darti etichette utili.
Scrivi 5 identità che in cui ti riconosci;
Iindividua le identità che ti fanno bene e che sono utili a te e a chi ti sta intorno.
Esempio: sono una persona che sa tirare fuori il meglio dagli altri, sono una bella persona.
Individua le identità dannose per te o per chi ti sta intorno.
Esempio: sono un procrastinatore, sono un malato;
Mantieni le identità positive (individuate al punto 2) e ripetile ogni volta che vuoi durante la giornata;
Modifica le identità dannose (individuate al punto 3), trasformando il verbo essere nel verbo fare.
Esempio: sono un procrastinatore diventa a volte tendo a rimandare alcune attività che non mi piacciono. Sono una persona malata diventa sono una persona sana che ora sta affrontando una sfida di salute.
In questo modo l’entità della malattia verrà ridimensionata dal tuo cervello e sarà più facile affrontarla. Inoltre, in generale, ti distanzierai dai tuoi comportamenti poco furbi e sarà più facile per te modificarli.
Roberta Liguori- Trainer e mental coach
Ultima modifica 22/03/2017