Di recente si sente sempre più spesso parlare di una nuova figura: il coach o meglio mental coach. Di cosa si tratta? Come il coaching può essere di supporto per chi vive una diagnosi di cancro? Lo abbiamo chiesto a Roberta Liguori, che ormai da sei anni lavora come Mental Coach con donne malate di cancro.
CHI È IL MENTAL COACH?
Il Mental Coach è un professionista che ha conoscenze approfondite sul funzionamento della mente delle persone. Ha competenze e abilità specifiche per insegnare a utilizzare al meglio le loro risorse mentali. L’obiettivo è fare in modo che possano raggiungere i risultati che desiderano in qualsiasi area della loro esistenza.
IN CHE MODO OPERA?
Il Mental Coach è di fatto un “allenatore mentale”.
Il mental coach è proprio come gli allenatori sportivi che preparano i loro atleti a utilizzare al meglio il loro corpo fornendo loro tecniche, strategie e abilità per performare al meglio.
Il Mental Coach allena i pensieri, i ragionamenti e i comportamenti più funzionali per la persona, per far sì che ottenga i risultati che desidera in qualsiasi area della sua vita.
Questo approccio si basa sul principio che i nostri comportamenti si allenano proprio come i nostri muscoli. Più alleniamo i nostri pensieri funzionali più sarà facile:
- reagire in modo utile di fronte alle sfide
- gestire al meglio il nostro stato d’animo
- comunicare in modo efficace con noi stessi e con le altre persone.
PRESENTE VS PASSATO
Il focus è sempre sul presente e mai sul passato. L’intento è di aiutare a individuare con chiarezza l’obiettivo e gli strumenti più adattI per raggiungerlo.
COME VS PERCHE’
Il coach utilizza meno “perché” e più “come”. Il suo intento è aiutare a spostare il focus dal problema alla soluzione. Permette di agire in tempi più rapidi e di affrontare e risolvere più velocemente situazioni di difficoltà.
COACHING E CANCRO: IL MENTAL COACH IN ONCOLOGIA
Nel corso di questi anni ho aiutato centinaia di donne malate, e posso affermare con estrema certezza che il coaching in oncologia è di enorme aiuto. Non solo per le persone malate ma anche per tutti i loro cari.
In questo ambito particolare, obiettivo del Mental Coach è fornire strategie mentali utili per aiutare le persone malate a gestire al meglio le varie fasi della sfida contro il cancro.
Durante la fase della diagnosi
il Mental Coach insegna e allena la persona a gestire gli stati d’animo e le emozioni, in modo che possa vivere con tranquillità il periodo di attesa dell’esito dell’esame.
Durante il periodo delle cure
il Mental Coach aiuta a mantenere l’atteggiamento più utile per superare al meglio questo sfidante periodo e per facilitare le cure.
Allena le persone vicine a essere di supporto nel modo migliore per il proprio caro. Sfatando la falsa credenza che il periodo della malattia possa essere solo triste e nefasto per tutti, il Mental Coach aiuta a trovare felicità, gioia e serenità anche durante questa avventura. Aiuta a imparare da essa e a trasformare questa sfida in un’opportunità di crescita.
Durante il periodo dei follow up
il Mental Coach è di supportao nel mantenere un atteggiamento mentale funzionale per rimanere in salute e per evitare di essere inutilmente spaventati da esami e controlli vari.
Non sono un medico e non sta a me spiegare la correlazione tra mente e corpo. Quello che posso affermare con certezza è che la medicina sta ponendo sempre più attenzione nella cura della mente durante la terapia. Lo dimostra il fatto che sono gli stessi medici di diversi reparti di oncologia a consigliare ai loro pazienti di contattarmi per essere supportati durante il periodo delle cure, e un paziente oncologico che si avvale dell’aiuto di un Mental Coach ha strumenti in più per superare al meglio questa sfida.
COACHING E CANCRO: L’ESPERIENZA DI CHI L’HA PROVATO
ROBERTA IN PRIMA PERSONA
Il mio parere in merito all’efficacia del Coaching in oncologia non è solo quello della professionista, ma anche quello della paziente. Appena quattro anni fa anche io sono stata colpita dal cancro. Un triplo negativo al seno sinistro, nato e sviluppato con una potenza tale che il mio oncologo l’ha definito “un tumore da Champions League”.
Ho affrontato la chemioterapia per sei mesi, l’operazione al seno, la radioterapia per altri tre mesi e durante questo periodo sono sempre stata supportata da un Coach. Alla fine delle cure i medici mi hanno detto:
“la terapia nel suo caso ha avuto un esito straordinario, e tanto è dipeso dal suo atteggiamento.”
Si riferivano in particolare alla drastica riduzione della massa tumorale avvenuta durante la chemioterapia neoadiuvante. Riduzione che ha stupito tutti quanti. Tutti i medici che mi avevano in cura in quel periodo hanno più volte ribadito che un atteggiamento proattivo, positivo, ottimista e fiducioso facilita qualsiasi cura.
Sia chiaro, a scanso di equivoci, che fare coaching non significa semplicemente stimolare le persone a “pensare positivo”! Rabbrividisco quando leggo questo genere di semplificazioni. Fare coaching è un’attività strutturata e complessa, che deve essere svolta da un professionista qualificato che ha ottenuto un Master in Coaching o certificazione analoga, soprattutto in campo oncologico dove questa figura ha un’importanza ancor più determinante.
DA UNA LETTERA A ROBERTA, MENTAL COACH
“[…] All’inizio ero scettica, lo sai. Pensavo che il Coaching fosse solo per gli sportivi e che non facesse al caso mio. Mi sono avvicinata a te solo perché sapevo che anche tu ci sei passata, e ti ho dato fiducia. E come ti ho detto più volte mi hai sconvolto la vita già dalla prima sessione! Io non avevo idea che la mia mente potesse essere così potente. Non pensavo che imparando a conoscere “il libretto di istruzioni del mio cervello”, come dici tu, potessi ottenere questi risultati pazzeschi, e non solo nella mia (ex- evviva!) malattia, ma anche nella vita dopo questa parentesi. Ti ringrazierò per sempre, e spero che il coaching venga introdotto in ospedale in modo permanente per dare aiuto a tutte le mie sfortunate colleghe.
Roberta Liguori- Trainer e mental coach
Ultima modifica 06/06/2017
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