Può il nostro atteggiamento mentale aiutarci ad affrontare al meglio dei momenti di grande difficoltà emotiva come il tumore? Ne abbiamo parlato con Roberta Liguori, trainer e mental coach, che ci ha accompagnato alla scoperta di alcuni meccanismi mentali che ci possono bloccare nell’assumere un atteggiamento proattivo e ci ha svelato alcuni strumenti per provare a innescare un cambiamento positivo.
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LE DOMANDE TRAPPOLA
“Perchè proprio a me? Cosa ho fatto di male?” sono alcune delle domande più comuni che si pongono le persone che hanno appena ricevuto una diagnosi di cancro, o chi sta attraversando le terapie.
Ecco, queste domande sono delle trappole in cui è facile cadere e non ci aiutano affatto a trovare le risorse in noi per affrontare al meglio l’esperienza del tumore.
Personalmente, non ho mai permesso a me stessa, né mai lo permetterò, di cadere nella trappola del “perché proprio a me”. E se state vivendo l’avventura della malattia, se la sta vivendo un vostro caro o, semplicemente, se vi piomba addosso una qualsiasi sfiga, invito anche voi a fare altrettanto.
AVERE UN ATTEGGIAMENTO UTILE E PROATTIVO
Il problema è che spesso viaggiamo con il “pilota automatico” e non controlliamo consapevolmente le domande che sorgono nella nostra mente a proposito di ciò che ci accade. Questo modo di vivere però lascia i pensieri e le sensazioni nelle mani del caso, e limita la nostra capacità di trovare risorse per la soluzione dei problemi. Perché la vera domanda non è se avremo problemi, ma come li affronteremo quando si presenteranno.
I problemi di cui stiamo parlando e a cui possiamo trovare soluzioni, non riguardano esami o terapie, ma riguardano piuttosto l’attegiamento, le emozioni, il nostro modo di porci quando dobbiamo affrontare degli eventi avversi.
Di fatto, i nostri risultati dipendono dalle condizioni emotive in cui ci troviamo. Dal nostro atteggiamento insomma. Se abbiamo un atteggiamento potenziante, aperto agli stimoli e alle idee, ci appaiono le vie migliori per affrontare i problemi.
In un atteggiamento non utile, depotenziante, negativo, le nostre risorse saranno invece limitate. Potremmo prendere decisioni sbagliate o agire secondo comportamenti dei quali ci pentiremo o che ci allontaneranno dai nostri obiettivi.
È quindi davvero importante assumere un atteggiamento utile e proattivo di fronte a qualsiasi avvenimento, anche in situazioni avverse, e per riuscirci dobbiamo sviluppare e allenare l’abitudine di porci domande utili.
Con le domande giuste saremo sempre in grado di mantenere il focus sulla soluzione del problema e metteremo in atto i comportamenti più produttivi per risolvere qualsiasi sfida. Perché, come dice Richard Bandler, fondatore della Programmazione Neuro Linguistica:
“nella vita ti capiteranno cose belle e cose brutte. Non potrai controllare qualsiasi cosa ti succederà, ma avrai sempre il controllo sul modo in cui l’affronterai”.
IL POTERE DELLE DOMANDE
Partiamo dal presupposto che non esistono domande intrinsecamente corrette o intrinsecamente sbagliate, ma esistono domande utili o non utili a seconda della situazione, per aiutarci a risolvere il problema e per cambiare stato d’animo.
In generale, quando ci capita qualcosa di brutto non è molto utile trascorrere troppo tempo a chiederci il perché. “Perché capitano tutte a me?”, “Perché sono sempre così sfortunato?”, “Perché sono triste e depresso?” Queste domande, che ahimè a volte sorgono spontanee, non sono di utilità alcuna per farci stare meglio.
Ricordiamoci sempre che il nostro cervello è letterale: se gli poniamo una domanda si attiverà per cercare la risposta. Quindi, se ci chiediamo “perché sono triste e depresso” il nostro cervello si metterà a cercare tutte le risposte, ovvero tutte le ragioni che legittimano il nostro stato d’animo. Ne troverà tantissime, perché l’essere umano è naturalmente esperto nel giustificarsi, e l’inevitabile conseguenza sarà che ci sentiremo sempre peggio.
ALLENARE LA MENTE A PROIETTARSI VERSO LA SOLUZIONE
Se, invece, quando ci sentiamo tristi impariamo a porci domande che iniziano con il “come” o con il “cosa”, alleneremo la nostra mente a proiettarsi verso la soluzione e miglioreremo il nostro stato d’animo.
“Cosa posso fare per sentirmi meglio in questa situazione?”
“Quali sono le azioni che mi faranno stare meglio, ora?”
“Come posso uscire il prima possibile da questa situazione?”
“Come posso trasformare questo problema in un’opportunità per me?
Grazie a questo tipo di sollecitazioni, il nostro cervello penserà a cosa ci fa stare bene, si concentrerà sulle azioni utili per risollevarci il morale e ci aiuterà a risolvere la situazione. Sperimentatelo, e noterete come il vostro atteggiamento cambierà all’istante.
EVITARE I PERCHE’, PREFERIRE I COSA E COME
Se vogliamo migliorare la qualità della nostra vita, dobbiamo migliorare la qualità delle nostre domande. Ponendoci domande sbagliate, le domande che ci focalizzano sul problema, e che spesso iniziano con il “perchè”, otterremo risposte che ci fanno stare male. Ponendoci invece domande utili, le domande che iniziano con il “cosa” e con il “come”, cambieremo il nostro stato d’animo e andremo verso la soluzione della situazione.
Comprendo benissimo, per esperienza personale, che nelle situazioni drammatiche come il tumore sembri impossibile cambiare stato d’animo e trovare opportunità.
Eppure anche una situazione così grave cela molteplici insegnamenti e vantaggi, a più livelli. Nasconde opportunità di:
- crescita
- miglioramento personale
- di trasformazione positiva della qualità di vita, per noi e per gli altri.
E se impariamo a farci domande furbe nei confronti degli eventi che viviamo, la qualità della nostra vita migliorerà esponenzialmente.
Perchè le opportunità si colgono soltanto se si prendono le decisioni giuste.
Solo noi possiamo decidere che significato dare agli eventi sfavorevoli che ci accadono, se trasformarli in opportunità di crescita oppure in scuse con le quali giustificare il nostro malcontento, rifugiandoci in sterili lamenti.
Solo noi possiamo renderci conto che il giusto atteggiamento è qualcosa che “facciamo”, non qualcosa che “abbiamo” o “non abbiamo”. Bisogna semplicemente che ci sforziamo di metterlo in atto.
Roberta Liguori- Trainer e mental coach