Pur non essendo un servizio ancora diffuso in maniera capillare, sempre più spesso gli ospedali offrono la possibilità di un supporto di psiconcologia. Per fortuna, pensiamo noi…
Non è infatti un mistero che, qualunque sia la diagnosi, il cancro rappresenta sempre, per tutti (chi riceve la diagnosi e i familiari) una parentesi che sconvolge la vita.
E’ per questo che pensiamo sia importante dedicare una parentesi a questa disciplina, relativamente recente, per capirne meglio finalità e meccanismi e per orientarsi correttamente nello scegliere una figura di sostegno.
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Cos’è la psiconcologia
Come accennato la psiconcologia è una disciplina giovane che si è diffusa in Italia a partire dagli anni ’80, portando nel 1985 alla nascita della SIPO- Società Italiana di Psiconcologia.
A differenza della psicologia, la sua particolarità consiste nel rivolgersi ad una persona il cui disagio psicologico non dipende da un disturbo psicopatologico ma è causato dal trauma della diagnosi di cancro. Un trauma che tocca molti aspetti della vita: il rapporto con il proprio corpo, il significato dato alla sofferenza, alla malattia, alla morte, come anche le relazioni familiari, sociali, professionali.
Per questo si concentra su due aspetti fondamentali come:
- la crisi, cioè il “momento del cambiamento”
- le “strategie di adattamento” cioè le dinamiche che ogni persona mette in campo per affrontare la situazione.
La psiconcologia non si rivolge esclusivamente a chi vive in prima persona la diagnosi ma anche alla rete familiare più stretta, con l’obiettivo di supportarla in tutto il processo di cura.
Perché dopo una diagnosi di cancro si può aver bisogno di uno psiconcologo?
L’obiettivo principale della psiconcologia è quello di migliorare la qualità di vita di chi affronta la diagnosi di cancro e le terapie e di limitare la possibilità di conseguenze a livello psicologico che potrebbero influenzare gli anni successivi.
Una parte di noi può trovare in sé stessi e nel supporto della propria rete di familiari e amici le risorse necessarie per affrontare la diagnosi e le terapie. Tuttavia capita altrettanto spesso che emerga il bisogno di farsi aiutare per elaborare il lutto che la diagnosi porta con sé, gestire la paura, il senso di incertezza e impotenza che possono avere un impatto importante a livello emotivo.
Chiedere aiuto in queste circostanze è assolutamente normale, non è un segno di debolezza né di incapacità a far fronte alla situazione.
Al contrario scegliere di affidarsi ad un professionista significa essere lucidi e avere consapevolezza di sé. Negare la realtà, chiudersi in sé stessi cercando di evitare di esternare le proprie emozioni può, infatti, acuire il disagio emotivo.
Lo psiconcologo può essere di supporto dalla diagnosi, durante il percorso di cura fino al follow up oncologico. In tutte quelle situazioni in cui ci si accorge che le risorse personali e familiari non sono più sufficienti a gestire il momento di crisi, gli incontri con lo psiconcologo possono aiutare ad affrontarli e a gestirli.
Lo specialista ha proprio il compito di aiutare a riconoscere e ritrovare i propri punti di forza, a individuare nuove strategie e definire insieme gli obiettivi.
Come avvengono le sedute tra paziente e psicologo?
Dopo un primo colloquio conoscitivo, lo psiconcologo, sulla base dei bisogni e delle caratteristiche della persona che ha davanti, valuta il percorso che ritiene più adatto. Oltre a definire la tipologia di percorso, individuale o di gruppo, potrà dare indicazioni anche in merito a diversi strumenti e tecniche di cui avvalersi -ad esempio la psicoterapia, tecniche di rilassamento, ect.
A differenza dei percorsi individuali, cioè a due psiconcologo e paziente, quelli di gruppo prevedono un intervento terapeutico che coinvolge più persone contemporaneamente, generalmente tra 6 e 12, che condividono la stessa esperienza. La caratteristica di questo approccio terapeutico consiste nel favorire, sotto la guida dello psicoterapeuta, la condivisione di emozioni e punti di vista diversi attraverso cui guardare allo stesso problema. Attraverso il confronto delle strategie adottate da ciascuno si favorisce così la crescita e la capacità di adattamento individuale.
Questo approccio non va confuso con i gruppi di auto mutuo aiuto (gruppi di sostegno), dove manca la figura guida dello psicoterapeuta e l’obiettivo è unicamente quello di favorire lo scambio di esperienze tra persone che condividono problematiche simili. Molti gruppi sono presenti anche on line sotto forma di forum e gruppi chiusi sui social, come ad esempio Facebook dove trovate anche quello di FraParentesi (link). Possono essere dedicati ad un tumore in particolare (esempio tumore al seno), ad una tematica particolare (ad esempio l’alimentazione) e suddivisi per fasce di età.
Come dicevamo prima, lo psiconcologo può essere d’aiuto anche all’interno della famiglia, perché come si sa la malattia inevitabilmente coinvolge anche chi è vicino.
Nessuno è preparato a fare il caregiver, soprattutto in un momento tanto critico dove i sentimenti sono forti, contrastanti, quando ci sono paura, sofferenza, impotenza. Non è facile eppure non ci si può improvvisare: voler bene, purtroppo, non basta e la buona volontà rischia di non essere efficace.
Per questo se vi accorgete che voi e i familiari, destabilizzati dalla diagnosi e dalle terapie, non riuscite a definire un nuovo equilibrio per affrontare le emozioni e i cambiamenti nella routine quotidiana, uno psicoterapeuta può darvi supporto. In che modo? Parlerà con ciascun componente, insieme o individualmente, per comprendere le dinamiche che si creano all’interno della famiglia e per favorire lo scambio e l’individuazione di piccole strategie che possono aiutare a superare un momento di difficoltà.
La stessa cosa vale per la coppia, se a subire le conseguenze della malattia, è la relazione con il partner . La malattia potrebbe rendere più acute le incomprensioni o alcune problematiche precedenti alla diagnosi, i cambiamenti nella routine e nei ruoli potrebbero sembrare insormontabili, la paura della diagnosi potrebbe mettere in crisi le certezze del vostro compagno o ancora voi potreste trovarvi in una situazione in cui vi chiudete in voi stesse.
Quali sono i benefici della psiconcologia
Lo psiconcologo va immaginato come un vero e proprio alleato in grado di accompagnare chi affronta una diagnosi di tumore nelle fasi più delicate del percorso di cura.
Partendo dalle caratteristiche personali di ciascuno è in grado di aiutare a far emerge o a rafforzare le capacità personali di ciascuno, cruciali per:
- gestire le emozioni che emergono in risposta alla diagnosi, come ansia, paura, preoccupazione, rabbia
- individuare le strategie più adatte a gestire il percorso di cura
- accettare e “fare pace” con un corpo da cui ci si sente traditi e in cui non ci si riconosce più
- trovare un nuovo equilibrio e una nuova modalità di dialogo con il partner o con i familiari
Tutto questo è di grande aiuto perché, come dimostrano gli studi che hanno coinvolto i pazienti ha assicura una migliore adesione alle cure con un beneficio sulla risposta del corpo alle terapie.
Quali sono le differenze tra psico-oncologo, psicologo, psichiatra, coach e counselour?
Capire le differenze tra queste figure è importante per individuare la figura più adatta a cui chiedere aiuto. Partiamo dal capire qual è la formazione e la specializzazione di ciascuna figura.
Lo psicologo è un professionista laureato in Psicologia. Nel suo percorso deve seguire un tirocinio formativo e superare un esame di stato che gli permette l’iscrizione all’Ordine nazionale degli Psicologi Italiani. Il suo approccio terapeutico si basa sull’ascolto, la comunicazione verbale, la relazione, affronta problemi relazionali, affettivi e sociali in qualsiasi fascia di età. Non può prescrivere farmaci.
Lo psiconcologo, come previsto da SIPO, integra la formazione di psicologo o psichiatra con un training specifico in oncologia e cure palliative.
Diversamente lo psichiatra psico-Oncologo è un professionista laureato in Medicina con una specializzazione in Psichiatria e la successiva iscrizione all’albo. Può essere iscritto all’elenco dei medici psicoterapeuti ed avere una formazione specifica.
A differenza delle altre figure può prescrivere farmaci.
E’ un professionista laureato in Psicologia o in Medicina che ha conseguito un’ulteriore specializzazione. E’ iscritto all’elenco degli psicoterapeuti dell’Ordine nazionale degli Psicologi Italiani. Si occupa di problemi esistenziali come fobie, traumi, lutti o psicopatologie come depressione e disturbi d’ansia. Non prescrive farmaci, tuttavia può prevedere l’integrazione della psicoterapia con la psicofarmacologia.
Fa riferimento ad una professione prevista dalla legge n° 4 del 2013 come attività professionale che non prevede l’appartenenza ad un ordine specifico. La legge non prevede percorsi formativi obbligatori. Il counseling è una relazione d’aiuto. Utilizza tecniche differenti da quelle utilizzate da psicologi e psicoterapeuti. Si propone di supportare le persone nell’individuare gli schemi di azione e di pensiero.
L’obiettivo è di aumentare il grado di consapevolezza ed essere così capaci di usare al meglio le proprie risorse personali per affrontare situazioni che creano disagio nella sua esistenza.
Non può prescrive farmaci.
Come il Counseling anche il coaching fa riferimento ad una professione prevista dalla legge n° 4 del 2013 che non prevede percorsi formativi obbligatori. Come suggerisce il nome, che ricorda l’ambito sportivo, il coach mira a sostenere, guidare e motivare una persona ad esprimere i propri talenti. Il fine è di ottenere risultati sia sul piano personale (sia lavorativo). Il coach in questo senso è diverso dalla psicologia e psicoterapia poiché non tratta disturbi psicologici.
Come trovo uno psiconcologo?
La riforma del 2017 (Riforma dei Lea – Livelli di assistenza sanitaria) riconosce l’assistenza psicologica come prestazione sanitaria a cui si può accedere attraverso il sistema sanitario nazionale.
Il primo passo è dunque chiedere se l’ospedale in cui si è in cura offra questo servizio che solitamente è rivolto sia a chi ha ricevuto la diagnosi, sia ai familiari.
Se l’ospedale non offre questo servizio potete:
- consultare l’elenco della SIPO- Società Italiana di Psiconcologia
- contattare le associazioni territoriali, qui ne abbiamo mappate alcune.
Fraparentesi in collaborazione con la Dottoressa Concetta Stornante