insulino resistenza e cancro
Indice Argomenti

“Insulino resistenza? Ne so qualcosa. Dopo anni di terapia e menopausa indotta, ero riuscita a perdere peso e mi sentivo in gran forma. Poi, nonostante un regime alimentare normale – con qualche piccolo sgarro ogni tanto – e 5 sedute di attività fisica a settimana (una di zumba e quattro di pilates), ho iniziato a ingrassare di nuovo, recuperando tutti i chili persi. La frustrazione cresceva: dopo vari tentativi a vuoto e l’insuccesso dei miei sforzi, la nutrizionista a cui mi ero rivolta ha suggerito di fare un test per l’insulino resistenza. E aveva ragione. Così abbiamo individuato un piano alimentare personalizzato e dopo poche settimane ho iniziato subito a vedere i primi risultati”.

Cristina, 55 anni e fra parentesi un tumore al seno metastatico da 20 anni

Il ruolo dell’insulina nel nostro corpo

L’insulina è un ormone prodotto dal pancreas che serve a mantenere stabili i livelli di glucosio (zucchero) nel sangue.
L’insulina infatti trasporta il glucosio dal sangue alle cellule raggiungendo tutti i tessuti del nostro organismo per fare in modo che questi lo utilizzino adeguatamente. Si tratta di un compito essenziale, perché alte quantità di glucosio nel sangue possono causare danni alle cellule e l’insorgere di varie malattie, tra cui diversi tumori dell’apparato digerente (fegato, colon, retto, pancreas), del seno, dell’endometrio e delle ovaie.
Per questo, il pancreas produce insulina sia quando siamo a digiuno, sia – in quantità maggiore – dopo i pasti, per abbassare la glicemia (infatti quando mangiamo i livelli di zucchero nel sangue aumentano).

Che cos’è l’insulino resistenza e come si manifesta?

Dunque, cos’è l’insulino resistenza? Lo abbiamo chiesto al Dott. Davide Festi – medico gastroenterologo e professore presso il Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche del Policlinico S.Orsola di Bologna.

L’insulino resistenza è l’incapacità di alcuni organi e tessuti del nostro corpo di rispondere a normali livelli di insulina. Questa condizione gioca un ruolo fondamentale in numerose patologie come la sindrome metabolica, la steatosi epatica, l’aterosclerosi e il diabete di tipo 2, cioè quello dell’adulto, e alcune neoplasie.

L’insulino resistenza nasce quando le cellule del corpo hanno una bassa sensibilità all’azione dell’insulina. Questo contribuisce all’aumento del peso, soprattutto nella zona addominale, e alla scarsa capacità di perderlo. Non solo i chili aumentano e non riesci a dimagrire, ma potresti notare anche una sproporzione tra ciò che mangi e il tuo peso corporeo. L’insulino resistenza, infatti, crea oscillazioni glicemiche ed elevati livelli di insulina nel sangue e tutto ciò provoca una sensazione di fame e, di conseguenza, una nuova richiesta di cibo, in realtà non necessaria.

Oltre all’aumento di peso, è importante prestare attenzione ad altri sintomi, tra cui:

  • Forte senso di fame, anche subito dopo i pasti;
  • Stanchezza e affaticamento soprattutto dopo aver mangiato;
  • Difficoltà di concentrazione;
  • Colesterolo alto;
  • Pressione alta.

Insulino resistenza e cancro: fattori di rischio e conseguenze

La resistenza all’insulina nei pazienti con cancro potrebbe essere dovuta a fattori di rischio comuni al cancro e all’insulino resistenza stessa, come obesità, inattività fisica, dieta sbilanciata, fumo e consumo eccessivo di alcol.
Inoltre, questa condizione si sviluppa col tempo ed è spesso difficile da identificare, soprattutto per chi ha un tumore, perché alcuni sintomi coincidono con quelli causati dalla malattia e chi ne soffre tende a sottovalutarli, impegnato a gestire le terapie e le visite mediche.
Ma insulino resistenza e tumore sono legati anche per altri aspetti.

Il rischio di recidiva per chi soffre di insulino resistenza

Sempre con l’aiuto del Dott. Festi, abbiamo indagato ulteriormente il rapporto tra cancro e insulino resistenza, chiedendoci prima di tutto se chi soffre di quest’ultima corra un rischio maggiore di recidiva.

Fino a pochi anni fa l’obesità viscerale, cioè l’eccessivo accumulo di grassi a livello addominale, veniva erroneamente ritenuta una condizione inerte dal punto di vista metabolico, ossia senza effetti sull’organismo, se non sul piano estetico. Oggi invece sappiamo che il grasso viscerale è in grado di produrre composti metabolicamente attivi e, in particolare, sostanze ad alta attività infiammatoria che determinano uno stato di infiammazione cronica. Questo può favorire lo sviluppo di neoplasie e influenzare negativamente il decorso di quelle già presenti.

Studi epidemiologici e clinici hanno infatti confermato che l’insulino resistenza comporta un rischio maggiore di sviluppare tumori del colon, del retto, del pancreas, del fegato, dell’ovaio, dell’endometrio, oltre che del seno. È perciò indispensabile che chi presenta una insulino resistenza (in particolare in concomitanza con obesità, steatosi epatica, sindrome metabolica) si sottoponga a controlli periodici.

Inoltre, è stato documentato come l’insulino resistenza aumenti il rischio che il tumore si presenti in modo più aggressivo: anche la prognosi è spesso peggiore, e le probabilità di recidiva neoplastica sono più alte. Se non curata, questa patologia può quindi accrescere il rischio di recidiva dopo la prima diagnosi di tumore.

Insulino resistenza e tumore al seno

Per quanto riguarda i tumori al seno, non è ancora stato definito con certezza il rapporto tra lo sviluppo di insulino resistenza e la prognosi della malattia. Tuttavia, si ritiene che alcuni fattori abbiano un ruolo causale. Tra questi: l’aumento di peso durante il trattamento chemioterapico, lo sviluppo di una obesità sarcopenica, con riduzione della massa magra, la sedentarietà e il ridotto consumo energetico.

Inoltre, evidenze scientifiche hanno dimostrato che l’insulino resistenza è direttamente coinvolta nella produzione di:

  • Estrogeni: le donne che soffrono di insulino resistenza producono più estradiolo e testosterone e presentano aromatasi nel tessuto grasso. L’abbondanza di questi ormoni accelera la crescita delle cellule tumorali ER+ e abbassa le difese immunitarie;
  • Citochine pro-infiammatorie e prostaglandine: aumentano quando si soffre di sindrome metabolica (presenza contemporanea di più patologie come obesità addominale, ipertensione, glicemia alta, ecc.). Quest’ultima causa l’infiammazione del tessuto grasso e la produzione di questi ormoni. Una condizione che si verifica soprattutto per le donne con carcinoma mammario ER+ e triplo negativo.

Alcune terapie oncologiche per il tumore al seno (la più comune è la chemioterapia che prevede anche cicli di cortisone e l’ormonoterapia), possono comportare un aumento di peso e soprattutto di grasso addominale che sviluppa il rischio di diventare insulino resistenti.

Durante le terapie è perciò molto importante tenere controllata la dieta ed effettuare una visita dal nutrizionista per avere consigli adatti al proprio caso specifico, a cui andrà aggiunta attività fisica regolare.

donna tumore al seno fiocchetto rosa insulino resistenza

L’insulino resistenza e il rapporto tra diabete e cancro

Esiste un rapporto stretto tra diabete e cancro. Infatti, il paziente con diabete presenta un elevato rischio di sviluppare una neoplasia (pancreas, fegato, endometrio, seno, colon e vescica) sia nella fase di iperinsulinemia (cioè anche anni prima che venga fatta la diagnosi di diabete conclamato) che dopo la diagnosi finale.
D’altra parte, il paziente oncologico ha a sua volta un rischio aumentato di sviluppare un diabete durante i trattamenti, a causa sia delle cure che dello stile di vita modificato.
In entrambe le condizioni l’insulino resistenza svolge un ruolo fondamentale.

Come si diagnostica l’insulino resistenza?

L’insulino resistenza può essere diagnosticata attraverso una serie di test.
I più comuni si svolgono con un semplice prelievo di sangue e sono:

  • HOMA test: l’HOMA è l’indice specifico per l’insulino resistenza. Si basa sulla misurazione delle concentrazioni nel sangue della glicemia e dell’insulina a digiuno.
    I valori inferiori a 2 sono considerati normali, mentre più i valori sono alti e più c’è il rischio di risultare insulino resistenti (si consiglia in ogni caso di leggere i risultati insieme al medico);
  • Esame della curva glicemica: si fa al mattino, a digiuno, e consiste nel prelievo di sangue per misurare i livelli di glicemia. Successivamente, bisognerà bere una soluzione di acqua e zucchero e, dopo 2 ore, ripetere il prelievo;
  • Clamp iperglicemico: è un test complesso e in parte invasivo, utilizzato solo in particolari condizioni. Serve per quantificare la sensibilità delle cellule beta del pancreas mantenendo uno stato iperglicemico stabile attraverso l’infusione di concentrazioni variabili di glucosio.

Rimedi e trattamenti per l’insulino resistenza: nutrizione ed esercizio fisico

Come già detto, l’insulino resistenza è caratterizzata da una ridotta efficacia dell’insulina con o senza iperglicemia e con livelli insulinemici eccessivi in relazione alla glicemia.
Le strategie terapeutiche sono indirizzate principalmente alle patologie associate, soprattutto diabete, obesità e sindrome metabolica, ma anche alimentazione ed esercizio fisico possono aiutare.

I consigli alimentari della nutrizionista Francesca Pasqui

Per capire come gestire al meglio la dieta, abbiamo chiesto qualche consiglio alla Dott.ssa Francesca Pasqui.

“Non esistono rimedi specifici per trattare l’insulino resistenza ma, sicuramente, modificare lo stile di vita e, in particolare, le abitudini alimentari può migliorare i parametri metabolici alterati che la causano. Sarà necessario farsi seguire da un dietista che creerà un percorso alimentare personalizzato per attivare una riduzione dei picchi glicemici, un maggiore senso di sazietà e un tempo di saziamento più lungo. Il tutto abbinato a regolare attività fisica. Il senso di sazietà è mantenuto da una cascata di eventi fisiologici sequenziali. A parità di calorie, le proteine sono più sazianti dei glucidi e dei lipidi”.

Le indicazioni nutrizionali includono una dieta equilibrata, adeguata in calorie e nutrienti che permettano sia la perdita di peso, sia il mantenimento dei risultati a lungo termine. Meglio escludere gli zuccheri semplici (dolci, dolciumi, succhi di frutta, bevande zuccherate) e preferire carboidrati complessi, prodotti integrali ad elevato apporto di fibre (pane e derivati e pasta integrali, cereali per la colazione integrali), legumi (fagioli, piselli), proteine animali da carne, pesce, uova latticini nelle giuste quantità; verdura e frutta fresca di stagione, noci.

Anche evitare di cenare troppo tardi e mantenere un numero costante di pasti giornalieri, sembrano svolgere un ruolo importante per la glicemia postprandiale e la sensibilità insulinica. Cibi a bassa densità calorica (verdure, zuppe, minestroni… consumati per primi e seguiti da proteine e amidi), sembrano migliorare le risposte glicemiche e insulinemiche.
La riduzione dei carboidrati nei pasti migliora le risposte glicemiche e insulinemiche, ma l’entità di tale riduzione deve essere individualizzata, centrata sul paziente e monitorata per evitare squilibri dietetici e altre problematiche correlate a una dieta non bilanciata.

Oltre ai consigli per un’alimentazione equilibrata, che punta a mantenere un livello glicemico ottimale, sono altrettanto fondamentali percorsi di attività fisica idonei.

Attività fisica e insulino-resistenza nei pazienti oncologici: rispondono le fisioterapiste Viviana Montevecchi e Francesca Palombarini

Le persone con insulino-resistenza spesso incontrano maggiori difficoltà nei movimenti a causa dell’aumento della massa grassa e della ridotta massa muscolare. Inoltre, il corpo fatica a gestire correttamente il glucosio, portando a livelli alterati di zuccheri nel sangue. Tuttavia, l’attività fisica regolare può:

  • Migliorare la sensibilità all’insulina, facilitando l’utilizzo del glucosio da parte dei muscoli.
  • Aiutare a ridurre la massa grassa e preservare la massa muscolare, migliorando la mobilità.
  • Regolare i livelli di zuccheri e grassi nel sangue, riducendo il rischio di complicanze.
  • Migliorare il tono dell’umore, grazie alla produzione di endorfine, con un effetto positivo anche su ansia e depressione.

Ma come iniziare?

L’importante è non fermarsi mai completamente. Anche chi non è abituato a fare movimento può iniziare con piccoli cambiamenti nella vita quotidiana, aumentando gradualmente l’attività. Alcuni suggerimenti pratici:

  • Camminare almeno 30 minuti al giorno, aumentando progressivamente la durata.
  • Salire le scale invece di prendere l’ascensore.
  • Parcheggiare l’auto un po’ più lontano o scendere una fermata prima dall’autobus.
  • Evitare di stare seduti troppo a lungo: alzarsi e muoversi ogni 30-60 minuti.
  • Fare esercizi leggeri mentre si guarda la TV, come pedalare sulla cyclette o eseguire semplici movimenti di stretching.

Per chi è già attivo, sarebbe utile inserire attività più strutturate, come esercizi in palestra o all’aperto, seguendo un programma personalizzato.

Costruire un’abitudine nel tempo

L’obiettivo non è fare esercizio intenso da subito, ma creare un’abitudine sostenibile nel tempo, trovando attività piacevoli e compatibili con il proprio stile di vita. Ogni piccolo passo conta e può fare una grande differenza nel migliorare la qualità della vita e il controllo dell’insulino resistenza.

Il segreto sono costanza e motivazione: muoversi un po’ ogni giorno è più efficace che fare sforzi intensi ma saltuari. Insieme al supporto di specialisti e un approccio personalizzato, l’attività fisica diventa un potente strumento di benessere che contribuisce anche a ridurre il rischio cardiovascolare e a contrastare alcuni effetti collaterali dei farmaci.

Indicazioni per i medici

Infine, alcune indicazioni utili per i medici che si rapportano a persone con tumore e insulino resistenza.

  1. Purtroppo, limitarsi a raccomandare l’esercizio fisico non è sufficiente e rischia di avere lo stesso esito fallimentare che ha la semplice prescrizione di una dieta;
  2. L’obiettivo primario è infatti coinvolgere la persona nel processo decisionale: la sua motivazione è fondamentale;
  3. L’intensità dell’esercizio fisico richiede un approccio individualizzato, il cui scopo è far acquisire l’abitudine al movimento;
  4. Anche nelle persone con patologie oncologiche, è molto importante promuovere l’attività fisica perché permette di svolgere le attività tipiche della vita quotidiana scoraggiando comportamenti sedentari.

 


Dott. Davide Festi in collaborazione con Dott.sse Francesca Pasqui, Viviana Montevecchi e Francesca Palombarini.

Informazioni sull'autore

Vuoi condividere il tuo punto di vista sull'argomento "Insulino resistenza: cos’è e cosa fare se compare durante o dopo le terapie oncologiche"?

Lascia un commento

Ti potrebbe interessare anche...